CONDIVIDI:
6 Giugno 2019

Un altro mo(n)do è possibile: una proposta “meridiana” per la comunicazione politica

di Dino Amenduni

La netta affermazione di Antonio Decaro a Bari (riconferma al primo turno con oltre il 66% dei consensi) ha prima di tutto motivazioni politiche molto forti. Non si spiegherebbe altrimenti una tale differenza nell’orientamento dei circa 60000 elettori che entrando nel seggio il 26 maggio hanno scelto di dare fiducia al sindaco e contemporaneamente hanno votato una forza politica che non lo sosteneva alle elezioni europee e nella scelta di quasi 10mila elettori di lasciare la scheda bianca alle Europee per poi indicare una preferenza alle Amministrative.

Screenshot 2019-06-06 07.04.20


Le analisi dei flussi che SWG hanno dimostrato, inoltre, che l’elettorato di Decaro è composto per quasi un terzo da cittadini che avevano votato M5S alle politiche del 2018 e per un altro terzo da persone che, sempre il 4 marzo 2018, non si erano proprio recati alle urne.

Screenshot 2019-06-06 07.02.52

Un risultato del genere sarebbe stato semplicemente impossibile senza cinque anni di buon governo e di buona comunicazione istituzionale e (come sempre in questi casi) la campagna elettorale ha più una funzione di organizzazione delle priorità informative.

Da questo punto di vista si è deciso di adottare un approccio completamente diverso, per certi versi opposto, rispetto a tutto ciò che di solito si considera una buona pratica nella comunicazione politica oggi in Italia.

I sondaggi restituivano un quadro di partenza molto chiaro: altissimi indicatori di fiducia personale nei confronti di Decaro (superiori al 60%) ed enorme differenza tra il consenso personale e quello della coalizione che lo sosteneva. Si è deciso dunque di lavorare su una campagna elettorale totalmente orientata a comunicare la città, la sua crescita negli ultimi cinque anni e il ruolo che Decaro ha avuto in questa riscossa.

I profili social del sindaco sono stati utilizzati in maniera quasi esclusiva per comunicare l’azione di governo, e in parte per promuovere lo storytelling personale del candidato. A differenza di ciò che oggi è possibile vedere dagli account ufficiali dei partiti di governo e in alcuni casi dei suoi leader, in particolare Salvini, si è deciso di non bombardare il pubblico di contenuti a intervalli regolari, anche al ritmo di due o tre post ogni ora; la frequenza di pubblicazione è stata invece molto bassa (in media tre contenuti al giorno, anche a pochi giorni dal voto).

Si è deciso inoltre di non cavalcare questioni politiche nazionali, perché appariva incompatibile con i bisogni strategici del candidato.

Le sponsorizzazioni su Facebook hanno riguardato esclusivamente contenuti relativi all’attività quotidiana dell’Amministrazione, alle cose fatte o al programma elettorale. Non è stato necessario aizzare la folla contro qualcuno, come invece vediamo quotidianamente da account anche di personalità di punta del Governo o da profili istituzionali.

Anche Decaro ha fatto ricorso all’utilizzo delle emozioni primarie nelle sue scelte di comunicazione, ma non ha puntato su paura e rabbia come invece hanno fatto o stanno facendo la Lega e il M5S, ma piuttosto si è deciso di lavorare su sentimenti positivi come la speranza e la gioia.

Si è fatto spesso ricorso all’ironia e anche all’autoironia nei contenuti principali della campagna, a partire da “È colpa di Decaro”, il pezzo rap con cui il sindaco ha raccontato le difficoltà dei primi cittadini, spesso veri e propri parafulmini istituzionali di problemi che molto spesso sono fuori dalle loro dirette competenze. Si è deciso di innovare anche sotto il profilo degli strumenti: Missione Bari, un videogioco che permetteva ai cittadini di svolgere compiti di cura della città, ha permesso a oltre 10000 cittadini di divertirsi e di sposare, ancora una volta, lo stato d’animo generale che la campagna intendeva promuovere.

Infine, si è deciso di fare a meno di Twitter: in una campagna focalizzata sulla città, e in cui non serviva polemizzare, questo strumento è risultato sostanzialmente inutile.

A Bari si è dunque provato a proporre un modello nuovo di comunicazione politica, oserei dire “meridiano”: nessun martellamento mediatico, nessuna polemica, nessuna polarizzazione su temi divisivi, nessun ricorso a emozioni negative. E i risultati hanno dato ragione al sindaco.

CONDIVIDI: